Quando parliamo di cultura non possiamo non parlare anche di cibo e di educazione alimentare. Questo è quantomai vero in un paese come l’Italia che vanta delle tradizioni alimentari millenarie, riconosciute come modello di riferimento ed esportate in tutto il mondo; basti pensare alla dieta mediterranea o alla tanto amata pizza, recentemente insignite dall’Unesco del titolo di “patrimonio intangibile dell’umanità”.
E la scuola — luogo per eccellenza in cui la cultura viene trasmessa e appresa — qui si fa protagonista. Per i medici e i filosofi antichi il cibo apparteneva alle Res non naturalis, a quell’ordine delle cose, cioè, che aveva bisogno di essere trasmesso, appreso, e coltivato fin da bambini. L’antropologia — ma ancora prima l’etimologia — ci suggeriscono il perché: le parole cultura e coltura hanno la stessa radice (derivano dal verbo latino còlere = coltivare) e non si tratta di una casualità. Còlere traduce infatti una molteplicità di azioni che potremmo definire specificamente “culturali”, come abitare (uno spazio, un luogo), coltivare (un campo), ornare (un corpo), venerare (una divinità), ed esercitare (una facoltà mentale). Dunque coltiviamo, educhiamo noi stessi e i nostri figli sui modelli specifici delle nostre culture di appartenenza, e in questo la scuola gioca, e giocherà sempre più, un ruolo di riferimento imprescindibile. Dal rispetto degli altri alla difesa dell’ambiente, dai corretti stili di vita alle scelte alimentari, fino allo sport e alla salute, è importante che le nuove generazioni abbiano accesso a questi valori fondamentali fin dalla più giovane età. E proprio la scuola, tramite il suo radicamento territoriale, la sua ricchezza interculturale, il dialogo e l’osservazione quotidiana con i ragazzi e le famiglie, si rivela come luogo d’elezione in cui costruire saperi e conoscenza.
In fatto di educazione alimentare uno strumento importante è costituito dalla mensa scolastica, sempre più decisiva per la salute presente e futura dei piccoli utenti. La mensa, infatti, non ha più l’unico scopo di fornire un pasto equilibrato e completo, ma anche e soprattutto quello di prevenire l’obesità e tutte quelle patologie cronico-degenerative, come il diabete e le malattie cardiovascolari causate da un eccesso di peso e da una scorretta alimentazione. La consuetudine del pasto a scuola oggi è anche il mezzo più efficace per parlare di — e praticare la — sostenibilità, che può aiutare i giovani a prendere consapevolezza del proprio rapporto con il cibo, come pure a contestualizzarlo in un ambito globale legato all’impatto che le produzioni alimentari hanno sull’ambiente e sull’organizzazione sociale. Deforestazione, immissione in atmosfera di gas a effetto serra e di CO2, inquinamento dei suoli e dei mari sono solo alcuni dei più evidenti effetti sull’ambiente, a cui vanno aggiunte le conseguenze per la nostra salute. Dunque, le nostre scelte quotidiane hanno un’influenza decisiva sul futuro di questo pianeta e su quello delle nuove generazioni, ed è per questo che un’educazione consapevole è fondamentale.
In famiglia come a scuola, possiamo mettere in campo molte azioni concrete ed innescare un vero e proprio circolo virtuoso volto ad un cambiamento concreto. Ad esempio, possiamo chiedere che il cibo erogato dalle mense sia frutto di una produzione responsabile e abbiamo gli strumenti per verificare che lo sia. Come? Accertando che sia certificato come sostenibile, prodotto nel rispetto di tutta la filiera, che riduca al minimo gli imballaggi, e che abbia certificazioni e indicazioni di provenienza chiare, come i prodotti ittici recanti il marchio blu MSC. A facilitare le comunicazioni su questi temi è lo stesso sistema di mensa scolastica, gestito in modo specifico e operativo dai singoli Comuni e dalle scuole con appositi regolamenti conformi alle linee guida che il Ministero dell’istruzione ha emanato e che sono facilmente consultabili sul sito dedicato. Una risorsa importante a nostra disposizione è costituita, inoltre, dalla cosiddetta “commissione mensa” (prevista in ogni singolo Comune o scuola del nostro paese): si tratta di un organo di rappresentanza composto dai rappresentanti dei genitori, degli insegnanti, degli studenti, e da un delegato dell’amministrazione comunale, autorizzato a verificare che le norme igieniche e gli standard alimentari vengano rispettati.
Anche a scuola, da consumatori e da genitori, possiamo davvero fare la differenza.
Opinioni
18 marzo 2020