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Opinioni

Elisabetta Dall'Ò

Elisabetta Dall’Ò, Ph.D in Cultural and Social Anthropology, è un'antropologa culturale formatasi tra Milano (Bicocca) e Parigi (Sciences-Po). È assegnista di ricerca all’Università di Torino e si occupa di ambiente, sostenibilità, novel food, Antropocene, e cambiamento climatico. 

Panettone o pandoro? Che siate per l’uno o per l’altro, anche quest’anno il Natale andrà in scena tra tradizioni, marketing, e forse (ce lo auguriamo e ve lo auguriamo) qualche buona, buonissima occasione per essere più sostenibili.

Storicamente le festività natalizie, comuni all’Europa e a gran parte delle società occidentali, devono le loro origini alle celebrazioni pagane per il solstizio d’inverno, a cui nei secoli si sono sovrapposte quelle cristiane per la nascita di Gesù. E la stessa usanza dello scambio dei doni trae origine dalla festa romana dei Sigillaria, in cui con “misura e moderazione” si donavano e si ricevevano oggetti semplici, simbolici, di uso comune.

Da una prospettiva antropologica il Natale rappresenta un vero e proprio rito collettivo in cui si consolidano, attraverso la festa e lo scambio di doni e di cibo, le pratiche sociali e i legami che mantengono coesa la comunità e la famiglia. Il cibo e la tavola sono parte fondamentale di ogni festa che si rispetti; uniscono e rinsaldano legami, creano le occasioni per condividere discorsi e pratiche che si tramandano di generazione in generazione. Le interminabili ore passate ai fornelli richiamano da vicino i lunghi cerimoniali che tutte le società hanno messo, e mettono, in atto per prepararsi al dì di festa. Le vecchie ricette, i discorsi, gli abbracci, le fotografie in bianco e nero, la tavola imbandita, il rito hanno insieme il compito e la funzione di rinsaldare il senso di
appartenenza a una comunità
, alla famiglia, creando occasioni di dialogo e di trasmissione del sapere e della memoria condivisa. Non è proprio questa, in fondo, la “magia del Natale”? Cosa è più speciale del creare e ricreare i legami, i “noi”, la famiglia? Qualunque forma oggi abbia assunto, e qualunque senso le attribuiamo, “famiglia” significa soprattutto reciprocità e condivisione; esserci gli uni per gli altri, saper ascoltare e accogliere, credere negli stessi valori.

In questo senso la sera del 24 dicembre costituisce certamente un’occasione speciale per ritrovarsi; nella tradizione cristiana la comunità si riuniva e celebrava la veglia in attesa della nascita di Gesù, momento sacro in cui anticamente, in segno di rispetto, vigeva il divieto di mangiare carne. Da qui è diventata tradizione l’usanza —oggi più che mai sostenibile — di preparare per il cenone della Vigilia i cosiddetti “piatti di magro”, a base di pesce e verdure. E anche noi possiamo prendere spunto e pensare a qualche buonissima idea per il menu.

Per prima cosa la scelta degli ingredienti: è fondamentale ricercare sempre tracciabilità e
indicazioni di provenienza. Il marchio blu di MSC garantisce entrambe: solo pesce pescato in modo sostenibile! E poi possiamo attingere direttamente alla millenaria cultura gastronomica che il nostro paese ci offre: dalle linguine all’astice della tradizione ligure, all’immancabile baccalà alla livornese, dalla tipica spaghettata alle vongole napoletana, fino al baccalà fritto siciliano.
Essere consumatori consapevoli anche a Natale è possibile, e scegliere in modo sostenibile cosa portare in tavola è il regalo più bello che possiamo farci e fare al nostro Pianeta.

Buona cucina allora, e buonissime feste!